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3 anni e un’apocalisse dopo


L’ultima volta che ho scritto qui era gennaio 2019… ora è agosto 2022.
Cos’è successo nel frattempo?
Beh tante cose.
Una pandemia, un cambio di lavoro, ho consciuto persone nuove (una in particolare), ho comprato casa (anche se non la posso ancora usare – è uno dei miei grandi crucci di questo periodo), ho lavorato e sto lavorando per migliorarmi ed essere più sereno… insomma, tante cose belle e anche cose brutte, anche se non ho più scritto.
Non ho più scritto perchè mi ero scocciato di scrivere solo cose brutte, perchè l’idea del “diario” pubblico non mi sconfinfera più così tanto e perchè… non è vero che non ho più scritto.
Ho scritto (non tantissimo, ma abbastanza), ma su carta.
Su una cara vecchia agendina.

Chissà, magari un giorno trasferirò tutto questo in uno spazio digitare privato e ci aggiungerò anche le scansioni di quello che ho scritto su carta.

Comunque, era per dire, sono successe anche cose belle ma ci possiamo ancora lavorare😎

 
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Pubblicato da su 12 agosto 2022 in Senza categoria

 

Il mio anno nullificato


Mi serviva un’immagine per rendere un po’ più colorato il post, ed il nullificatore assoluto mi sembrava appropriato. Mi ha pure ispirato per il titolo

Nell’ultimo periodo ho riflettuto molto.
Ho pensato, ho sperato, ho creduto di essermi rialzato e poi sono scivolato giù un’altra volta; ho riflettuto ancora, per far chiarezza su di me e sui miei sentimenti – e credo di averlo fatto abbastanza bene.

Forte di questa nuova consapevolezza (triste, ma comunque è un punto di partenza) mi sono collegato a questo blog/diario per scrivere e “fissare” questo piccolo traguado – una sorta di promemoria, per non dimenticare quello che ho capito e le certezze che ho raggiunto.
Prima di iniziare a scrivere, già che c’ero, ho buttato un occhio sul post precedente e… scopro che stavo per scrivere esattamente le stesse cose.
È passato più di un anno dall’ultima volta che ho scritto ed è frustrante vedere che, di fatto, non è cambiato niente; quelle piccole certezze, quella consapevolezza che pensavo di aver conquistato con tanta fatica in realtà le avevo già raggiunte – semplicemente, le avevo prese e messe in una scatola chiusa in un angolo, dimenticate.

Quindi, cosa ho fatto in quest’ultimo anno?
Niente.

L’unica differenza è che ora sono ancora più vuoto. Sta cominciando a non fregarmene più di nulla, di niente e nessuno – non ho più voglia di impegnarmi in niente, di fare nulla. Sono ancora geloso marcio delle cose più stupide, di tutto e di tutti ma, in fondo, non mi importa.

Mi resta solo l’inoppugnabile certezza di non essere davvero importante per nessuno (se non per i miei genitori – che non voglio sminuire eh, per carità – però loro devono farlo per contratto), di non essere mai al primo posto, di essere sempre l’avanzo; quello che se nella mia vita c’è ok, fa piacere ma se non c’è… pazienza.

Un png, insomma.
Ma (anche questo) l’avevo già detto.

 
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Pubblicato da su 4 gennaio 2019 in Caro diario...

 

Voglio diventare il tuo mio supereroe


Di solito scrivo solo quando mi capitano delle cose molto brutte o molto belle: però mi ero stufato di scrivere solo cose brutte, quindi non ho scritto per un bel po’.

desolazione

E questo “bel po’” è ancora in corso, e temo lo sarà per molto tempo… forse per sempre.


Nonostante questo rieccomi qua: che cosa è successo durante tutto questo tempo?
In realtà, ad essere onesti, non sono successe solo cose brutte: anzi.

Il problema è che per qualche motivo io non sono felice.
Eppure, se prendo la mia vita giorno per giorno, non è poi così male… il problema sta nel complesso.
Cioè capiterà sempre qualche giornata no, lo so bene ed è normale… uno va a letto e gli passa. Il punto è che se do uno sguardo più generale alla mia vita, alla fine mi accorgo che semplicemente… le cose non vanno.

Intendiamoci – ormai credo di sapere qual è il mio problema, però non so veramente che farci. Non sono, o almeno non credo di essere, depresso – almeno non nel senso medico del termine. Depresso è chi non riesce a provare emozioni, io invece di emozioni ne provo anche troppe. Anzi, spesso ho come la sensazione di essere l’unico al mondo a provare emozioni. Mi sembra che a nessun’altro importi di niente, che a nessun altro importi delle altre persone ma soprattutto (e qui effettivamente un po’ di depressione forse c’è ) mi sembra che a nessuno importi davvero di me.

nessuno mi vuole più bene.jpg

Se fossimo in un GDR mi direi che sono un PNG (Personaggio Non Giocante) delle vite degli altri, quel PNG che sì, a volte in certe situazioni può far comodo… però poi se non c’è pazienza, alla fine il Master ne tirerà fuori un altro.

Un’emozione che provo spesso è l’invidia.
Vedo gli altri che sono così felici con le loro vite… a volte li vedo anche arrabbiati, o tristi ma comunque li vedo vivi, ecco.
E questo mi fa una rabbia immensa perché io non lo sono.
Cioè è bruttissimo, è orrendo, mi faccio addirittura schifo da solo ma questa è la realtà: io sono invidioso della felicità altrui.
Non al punto da voler la rompere, intendiamoci: anzi spesso e volentieri proprio per non turbare questa felicità altrui tendo a farmi da parte e quindi ad essere dimenticato.
È un po’ il cane che si morde la coda insomma – loro sono felici quindi non hanno bisogno di me; io li vedo felici, li invidio e sto da parte perché sento che porterei solo negatività e si ricomincia da capo.

Alla fine è inutile nascondersi dietro a un dito: il mio problema è che sono solo. Ma non solo nel senso che credevo fino a qualche tempo fa (cioè quello sentimentale) no, intendo solo in maniera più profonda. Quel tipo di solitudine che ti fa passare il sabato e la domenica pomeriggio a letto a dormire perché tanto non hai di meglio da fare… o anche se lo avessi non avresti nessuno a cui raccontarlo quindi che senso ha farlo?
Quel tipo di solitudine che magari riesci a dimenticarti per qualche ora, forse in rare occasioni addirittura per qualche giorno però poi, alla fine, torna sempre a galla.
Quel tipo di solitudine che senti anche in mezzo a una folla, quel tipo di solitudine per cui non ti accorgi neanche più se sta migliorando o peggiorando.

A volte ci metto mesi per fare o per dire una certa cosa ad una persona, e magari lo considero pure un passo da gigante e poi… mi accorgo che non era niente di che, ed è stato pure inutile. (Ma anche cose veramente banali, tipo chessò chiedere a una persona di uscire che oh, mal che vada mi dice di no e amici come prima. Che paura c’è? E invece…)

qualcuno a cui piaccio.jpg

Io ho provato a chiedere aiuto, anzi no io ho chiesto aiuto. E l’ho fatto in tutti i modi possibili, anche facendo cose che non avrei mai voluto fare non avrei mai pensato di riuscire a fare… Ma non è bastato.
Mi sarei accontentato veramente di pochissimo ed è questo quello che mi fa più male in assoluto: non ho ricevuto niente. Non una mano tesa, non un’indicazione, niente.
Tutti i passi avanti che ho fatto (e spero di averne fatto almeno qualcuno) li ho fatti totalmente da solo.

Di tutte le solitudini che sto provando quella che fa più male è proprio questa. Perché io nel mio piccolo (e lo dico forse con un po’ di presunzione) mi sembra di esserci sempre stato, come potevo.
Forse gli altri semplicemente non possono aiutarmi… ma io non credo che sia così. Non ci hanno neanche provato.

Pian piano, ogni giorno che passa, sto diventando sempre più indifferente, sempre più triste, sempre più vuoto, sempre più… meno, ecco.

sono vuoto.jpg

E dài dài, a forza di soffiare sulla fiamma, va a finire che si spegne.

Io ci sto provando a tenerla viva, davvero.

se fossi un supereroe

 
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Pubblicato da su 17 settembre 2017 in Senza categoria

 

… what is my destiny?


… what is my destiny (Dragon Ball) ?

(Si, ultimamente ho questa manìa di iniziare le mie riflessioni con un verso di una canzone… lo so è patetico trovare soddisfazione in queste piccole cose, ma lasciatemi sognare)

Shenron

L’avevo già scritto nel post precedente: scrivere è un po’ come pregare… e che il destinatario della preghiera sia Dio, il drago Shenron o chiunque vogliate la domanda è sempre la stessa – What is my destiny?


Ovvero… qual è la mia strada?
Io sono sempre stato un bimbo strano: quando mi chiedevano cosa volevo fare da grande, dicevo sempre “boh”, “non so”… poi, qualche anno fa, pensavo di averlo capito –  io da grande volevo avere una famiglia.
Volevo fare il marito, forse il babbo (non necessariamente da famiglia del Mulino Bianco eh, non avevo ancora deciso i dettagli) – insomma, avevo un sogno.

Si lo so, qui ci starebbe una battuta su Martin Luther King, ma non sono in vena in questo periodo


Avevo un sogno, sì; ed avere un sogno è una cosa molto importante per una persona – ti da una direzione verso cui muoverti, ti dà uno scopo nella vita… insomma, è bello sapere per cosa si sta lottando.

Vabè la storia ormai l’ho già scritta un sacco di volte – quel sogno è crollato, mi è stato rubato, si è frantumato ad un passo dalla realizzazione ed ora mi chiedo… ho ancora questo sogno?


Bè si, certo che ce l’ho ancora. E allora la domanda è – ha ancora senso averlo?


Putroppo questo mio sogno ha un grande difetto: per provare a realizzarlo, bisogna essere in 2… e da questo punto di vista, ho già perso in partenza.
Quindi ho pensato di procedere per gradi – ho accantonato in un angolo i grandi progetti ed ho deciso di partire dalle basi, iniziando intanto a conoscere qualcuno di nuovo. Poi, chi vivrà vedrà.

Però cavolo, è dannatamente difficile.
Sono sempre il terzo incomodo (o quinto, o settimo – insomma un n. dispari) in un mondo fatto di gente che, guarda caso, sta vivendo a diversi gradi proprio il sogno che avevo io, quello che mi è sfuggito.
Avete idea di quanto faccia male?
Eppure mi sto sforzando in tutti i modi di conoscere gente nuova: sto letteralmente violentando la mia anima per crearmi occasioni, per uscire anche se si va in posti che detesto (sono stato pure in discoteca. io.), per sforzarmi di divertirmi; qualche volta ci riesco, qualche altra no…
In tutti questi mesi (quasi 6 ormai) le ho provate veramente tutte – sapete quante ragazze “sole” ho conosciuto?


Una.

E siccome non sono un maniaco (o sono un coglione, dipende dai punti di vista) non ci ho manco provato.


Ora, parliamoci onestamente: se vi guardate intorno quante persone conoscete tra… diciamo 25-30 anni che sono single?
Ecco, appunto.
Poi chi mi conosce lo sa, io non sono mai stato uno che ci prova con tutte, anzi… ho sempre disprezzato quelli che fanno così, ed ho sempre pensato che è inutile iniziare (o provare ad iniziare) un qualcosa se non ci si crede almeno un po’. Però più mi guardo intorno e più mi ritrovo a pensare che non è affatto vero che “ci sono tanti pesci nel mare”, che “là fuori è pieno di ragazze”... stocazzo. Non è vero una minchia, anzi: sono davvero poche.

E se da queste poche iniziamo a togliere quelle a cui non piaccio (tantissime… un’infinità, a quanto pare), quelle che non piacciono a me (un minimo di dignità ce l’ho ancora)… cosa rimane?

Cosa rimane ad uno come me, un introverso, uno che non ci sa fare?
Gli inglesi mi definirebbero socally akward, ed a ragione.


Che devo fare?
Devo continuare per questa strada e percorrerla fino in fondo o devo fare marcia indietro per tornare ad essere me stesso?
Di sicuro se non mi sforzo non spezzerò mai questo circolo vizioso per cui non esco perchè non conosco nessuno, ma non conoscerò mai nessuno perchè non esco.


Devo davvero diventare un viscido che ci prova con tutte quelle (poche) che incontra?
Per quanto ancora dovrò stuprarmi l’anima per andare avanti?

Destiny

What is my destiny, Dragon Ball?


Forse mi ci sto fissando troppo. Forse sto diventando una specie di manìaco, non lo so.
So solo che c’è tanta, tanta sofferenza. E tanta solitudine, in tutti i sensi. Quante volte mi succede o vedo qualcosa di divertente e penso “ah che bello, ora lo racconto a ” e poi mi fermo perchè… non ho nessuno a cui raccontarlo.


Comunque, voglio chiudere il post in maniera positiva. A ben vedere, la situazione è migliorata rispetto a quest’estate: se prima piangevo tutti i giorni, ora non piango (quasi) più e, tutto sommato, “sopravvivo” abbastanza bene.
Certo, come diceva Max Pezzali (ancora con ‘sta storia di citare le canzoni…)
soltanto certe volte capita che /
appena prima di dormire /
mi sembra di sentire /
il tuo ricordo che mi bussa e mi fa male un po’.


In altri termini, mi piglia male. Abbestia.
Però sono momenti sempre più isolati e rari (anche se intensi).


Concludo con uno dei miei versi preferiti (anche questo da una sigla di Dragon Ball, il GT stavolta), che spero mi dia la carica per il futuro


e non ci sono tregue, è la storia che prosegue!

 
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Pubblicato da su 22 ottobre 2016 in Senza categoria

 

Man, dove vai?


Scrivere è un po’ come pregare: ci hanno insegnato a farlo, ma non abbiamo mai imparato veramente bene.
E siccome siamo delle persone pessime, lo facciamo solo quando stiamo male.


Vorrei dire che sono successe tante cose dall’ultima volta che ho scritto ma la realtà è che, di fatto, non è successo quasi un cazzo.

Quello che ho fatto in questo periodo buio (che va verso un buio ancora più fitto) può essere narrato abbastanza fedelmente coi versi della canzone che, per pura coincidenza dà da sempre il titolo a questo diario.

Ho lasciato un sacco di pesos a molti cantinèri diversi (e ce ne lascerò molti altri ancora) e ho incontrato una persona che conosco poco, quasi per niente; un gringo, uno straniero che mi ha chiesto “man, dove vai?“.
Dove vado? Non lo so, forse posso tirare ad indovinare ma anche se lo sapessi non saprei comunque come arrivarci.

Poi ho incontrato alcuni stregoni che mi hanno chiesto di avvicinarmi: io ho sorriso e ho detto loro ok mentre nei sassolini osservavano i fatti miei… e mi hanno detto tutti più o meno la stessa cosa – in modo diverso, qualcuno in maniera più diretta e qualcun altro in modo più cristiano (si sa, tribù che vai usanza che trovi) ma il succo era sempre più o meno questo: “viso pallido ti sta ingannando, non la troverai. Sono mesi che stai cavalcando – dimmi dove andrai?

Ora, dato che di visi pallidi più pallidi di me ce ne sono pochi in giro, ho cominciato a pensare.
E si, hanno ragione, mi sta ingannando: sono sicuro che non lo sta facendo apposta o che pensa di fare la cosa migliore, ma ciò non cambia il fatto che non la troverò.

E si ritorna alla domanda del gringo: man, dove vai?

Ma sopratutto, come ci vai? Se c’è una cosa che ho capito di me stesso in questo periodo (perché, tanto per restare nella metafora, starò cercando lei o forse me?) è che sono una persona molto limitata, e molto prigionera.
Tutto quello che potrebbe andar male lo farà, diceva Murphy – e ora sono un uomo senza obiettivi, senza sogni né ideali – un uccello senza un nido in cui riposare le ali. Faccio un lavoro che non mi piace davvero e sto iniziando a chiedermi perché lo faccio. Economicamente non è male e qualunque altra cosa troverei probabilmente sarà peggio (almeno all’inizio), ma in fondo a che servono i soldi se non hai nessuno per cui spenderli? A che servono sicurezza e stabilità se non puoi condividerle con nessuno?


Ho cominciato ad odiare la mia casa e le persone che mi stanno intorno. Vorrei tanto poter scappare come ha fatto qualcun altro, come ha fatto lei: è più facile mollare tutto e fuggire che restare e lottare.
E così mentre tutti se ne vanno e scappano, quello che era rimasto a zappare l’orto e a spianare il terreno si ritrova col cerino in mano, come un coglione. Cosa mi è rimasto? Un enorme spazio vuoto, pronto ad essere riempito ma che ora è destinato a restare tale.

E allora era meglio nascere come quelli che ho sempre disprezzato, era meglio essere stronzo, di quelli che non credono in niente e che non si preoccupano dell’altra. Almeno avrei vinto.

Invece sono nato così, e ho perso. A pensarci bene non ho mai vinto niente nella vita, manco un torneino di calcetto da bimbo o 5 euro al gratta e vinci, quindi perché mi ero illuso do poter vincere in questo?

Così mi ritrovo a quasi 30 anni ad andare in giro la notte fino alle 3 a bere in posti e situazioni che non frequentav0 neanche a 20 chiedendomi che cazzo ci faccio lì, o ad andare da solo al mare il pomeriggio a scrivere post come questo sul cellulare sotto l’ombrellone (rigorosamente in fondo alla spiaggia, non sia mai che incontri qualcuno che conosco) o a leggere fumetti mentre mi ustiono – giusto per non dimenticarsi la storia del viso pallido.

E poi si ricomincia. Qualcun altro mi trascinerà da un altro cantinèro, mi ripeterà le stesse cose, il pomeriggio dopo andrò in un qualche posto da solo e poi si torna a lavorare, per fare il bene di non si sa chi.

Poi per carità, intendiamoci, ho fatto anche un sacco di cose belle. In realtà mi è piaciuto andare in tutti quei posti (per me) nuovi della città, a fare cose nuove, vivere esperienze nuove… c’erano anche prima o sono io che ero un coglione e non me ne ero mai accorto?
Ciò non toglie però che continuo a pensare che non abbia senso scoprire cose nuove o fare cose belle se non hai nessuno con cui condividerle… a che pro?

E perchè è da un mese che sono più i momenti in cui piango che quelli in cui faccio la cacca?
(nota: la cacca di solito la faccio 2 volte al giorno)


Chissà poi cosa accadrà quando arriverà il momento in cui la rivedrò, con un caballero accanto a sè… non so se reggerò il colpo. Non so neanche se ci voglio arrivare, a quel momento.

E forse quel che cerco neanche c’è…

 
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Pubblicato da su 25 giugno 2016 in Senza categoria